Il titolo sviluppato da Gust migliora parte degli errori della precedente uscita senza perdere un briciolo della magia dell’opera a cui si ispira.
Vorrei aprire questa recensione svelando che sono un grande fan dell’opera di Hiro Mashima, che ho scoperto diversi anni fa con il manga di Rave (innamorandomi subito di un personaggio ricorrente, il cane Plue) e che da allora ho seguito con grande attenzione tutta la sua opera fino al più recente Eden’s Zero (che al momento sto leggendo), perciò, trovandomi di fronte a un gioco della sua serie più ispirata, in questo caso Fairy Tail, nutrivo grandi aspettative. Ma ora vediamo com’è andata.
Cosa chiediamo a un buon adattamento di un manga/anime? Un’esperienza immersiva che ci permetta di metterci nei panni dei nostri eroi preferiti e di vivere con loro le storie che già conosciamo? Nuove emozioni che amplino l’immaginario dell’opera originale? Una finestra per avvicinarci per la prima volta al suo lascito? O qualcosa di completamente diverso? Sono domande la cui risposta dipende interamente da ogni giocatore, dall’opera in questione che si adatta e, in larga misura, dal budget a disposizione dello studio di sviluppo. Quest’ultimo punto, che a prima vista potrebbe sembrare irrilevante quando si tratta di adattare opere già ampiamente note nei media tradizionali, diventa invece fondamentale nel caso di adattamenti anime che pretendano sfruttare il traino mediatico di grandi saghe.
Un chiaro esempio fu l’adattamento che Gust lanciò sul mercato nel 2020, dopo una serie di ritardi causati dalla pandemia di COVID-19. Lo studio giapponese, principalmente noto per il suo lavoro con il franchise di Atelier, fece un buon lavoro in linea di massima nel trasporre su PC e console gran parte dell’essenza di Fairy Tail, nonostante risorse piuttosto ridotte, soprattutto se paragonate a quelle di altri titoli di spicco del genere. All’epoca, il gioco presentava alcuni aspetti positivi che, purtroppo, venivano offuscati da un motore grafico il cui rendimento lasciava a desiderare, malgrado l’ottimo lavoro artistico.
Sciogliendo i nodi lasciati in sospeso
Quasi quattro anni dopo, e dopo aver ricevuto critiche contrastanti da parte della community di appassionati, Gust torna alla carica per concludere l’arco narrativo che si era chiuso con la saga di Tartaros e che qui si espande fino a coprire completamente la saga dell’Impero di Álvarez (l’ultimo del manga), con tutto ciò che ne consegue: combattimenti spettacolari, momenti di grande impatto drammatico e, come non potrebbe essere altrimenti, anche un bel po’ di situazioni comiche che conferiscono all’opera il suo peculiare carisma. Fairy Tail 2 riprende esattamente da dove ci aveva lasciati il primo capitolo, senza indugiare troppo in preamboli, e getta le basi per la guerra che porterà i membri della bizzarra gilda di maghi a scontrarsi con Zeref e la sua squadra d’élite, gli Spriggan 12, un gruppo composto da personalità decisamente eccentriche.
Al di là degli intrighi che riguardano la trama della storia – di cui eviteremo spoiler inutili e che segue i canoni a cui il genere ci ha abituato – qui lo studio giapponese include un epilogo completamente nuovo, firmato nientemeno che dal creatore stesso del franchise, Hiro Mashima. A parte questo dettaglio, l’intreccio non presenta grandi novità: focalizzandosi su un evento molto specifico, i nuovi giocatori potranno capire senza troppi problemi cosa stia accadendo, sebbene chi desidera cogliere tutte le sfumature e approfondire i retroscena della trama farebbe bene a consultare il manga (o l’anime). Tra conversazioni fondamentali, dialoghi di poco conto e altro ancora, troviamo qui una buona quantità di testo che solitamente viene presentato in stile “visual novel” … e interamente in inglese.
Torneremo poi a parlare del tema della traduzione (o della sua assenza). Per il momento, concentriamoci sulla meccanica di gioco. Abbiamo accennato poco fa che Fairy Tail 2 va inteso soprattutto come un seguito a tutti gli effetti, che migliora buona parte del gameplay del suo predecessore. Ciò è dovuto al cambiamento sperimentato nella meccanica di gioco, che passa dall’essere un insieme di frammenti con tempi di caricamento costanti (del tutto inadeguati ai tempi moderni) a un vero e proprio mondo aperto, con appena transizioni tra le varie zone. Quello che non è stato sfruttato come avremmo sperato è la varietà di azioni disponibili nel mondo di gioco, dato che quelle presenti non vanno oltre la classica ricerca di materie prime, tesori nascosti e qualche segreto per prolungare la longevità del titolo.
Per limitare le nostre azioni o la porzione di mappa a cui possiamo accedere, Gust ha posizionato oggetti in alcune aree che possono essere superati solo disponendo di abilità speciali, per cui è necessario l’impiego di un determinato personaggio. Nella maggior parte dei casi, il nostro obiettivo consiste nel raggiungere una certa zona della mappa combattendo costantemente contro nemici che in genere attaccano in gruppo, i quali possiamo vedere muoversi liberamente. Una volta raggiunto il punto in questione, dovremo vedercela con un boss dell’area o direttamente con un boss finale, che metterà alla prova tutta l’esperienza accumulata negli scontri precedenti.
In altre parole, Fairy Tail 2 segue la struttura a cui ci hanno abituati i moderni JRPG. Se è vero che non offre nulla di nuovo sotto questo aspetto e che presto sentiremo la mancanza di una maggiore varietà di oggetti e missioni secondarie, è pur vero che ogni appassionato medio del genere si sentirà subito a casa con questa meccanica, nel bene (spostamenti rapidi, possibilità di viaggio istantaneo sulla mappa, ecc.) e nel male (ripetizione frequente di nemici, missioni secondarie prive di ispirazione ecc…).
I combattimenti, la nuova essenza
I cambiamenti nella meccanica d’esplorazione non arrivano da soli, ma sono strettamente legati alle novità che scopriamo nel sistema di combattimento, che a pieno titolo diventa il vero pilastro su cui si regge l’intero gioco. Oltre a sorprendere per tutte le novità che introduce, si distingue per una curva di apprendimento molto ben calibrata, che aggiunge man mano nuovi elementi fino a diventare una sfida avvincente per chi cerca un livello di difficoltà più alto. Ora i combattimenti avvengono in tempo reale, controllando un personaggio per volta con la possibilità di cambiare il nostro schieramento d’attacco in qualsiasi momento. Invece di un menu di comandi, a ognuno dei tasti principali del controller viene assegnata una specifica abilità. Il numero di volte in cui possiamo eseguire un attacco è stabilito da dei punti energia: ogni volta che ripetiamo un attacco, questo consuma più punti. Di solito, possiamo ricaricare i nostri punti energia solo attraverso attacchi semplici, che causano meno danno ma si eseguono più rapidamente.
Potrebbe sembrare un po’ confusionario, ma in pratica non si discosta troppo dallo stile di Battaglia in Tempo Continuo (BTC) visto, ad esempio, in Final Fantasy VII Remake. Almeno, non nelle prime fasi di gioco, perché andando avanti si sblocca una miriade di opzioni che offrono tantissime possibilità per elaborare la strategia vincente. Tanto per cominciare, ogni personaggio dispone di alcune affinità elementali accompagnate da diversi stili di attacco (corpo a corpo, attacco a distanza, ecc.). A loro volta, i vari nemici hanno alcune debolezze che possiamo sfruttare per abbattere le loro barre di protezione, ottenendo così una rottura della loro difesa.
Romperne la difesa ci dà la possibilità di realizzare un attacco speciale, una forma di sfruttare il legame tra i nostri eroi. Se demoliscono tutte le barre di resistenza dei nemici, i giocatori possono poi lanciare un attacco “a tre” ancora più devastante di quelli individuali. Come se non bastasse, ci sono anche altri fattori da considerare, come i personaggi di supporto che intervengono in momenti specifici durante gli scontri, attacchi speciali destinati unicamente a rompere la difesa dei nemici (accessibili solo dopo aver superato i primi capitoli dell’avventura) e così via. Senza dimenticare le possibilità di difesa contro gli attacchi speciali avversari, di interrompere il loro caricamento di incantesimi prestando attenzione alle debolezze, o i parametri a cui possiamo accedere in un sottomenu che ci orienta su cosa dovremmo o non dovremmo fare a grandi linee.
Il comparto tecnico è migliorato, ma con qualche “ma”
È vero che spiegare in poche righe tutte le opzioni del sistema di combattimento è molto più complicato che metterle in pratica, anche perché si impara gradualmente, come accennato prima. Ad ogni modo, se i combattimenti non sono la parte che ci interessa di più, possiamo sempre selezionare la modalità “Story”, una delle due disponibili alla prima partita, per facilitare la vittoria, rendendola più legata alla scelta dei personaggi giusti (in modo da sfruttarne le magie elementali) che all’elaborazione di tattiche complesse. Bisogna però considerare un aspetto importante: sebbene i combattimenti siano di solito dinamici, divertenti e versatili, superare i boss finali (e specialmente quelli di zona) richiede dedizione, tempo e, soprattutto, pazienza.
Il sistema di combattimento ci conquista: è molto profondo e visivamente accattivante
Come tocco finale, merita una menzione il sistema che sostituisce l’acquisizione di armi o armature: l’albero delle abilità, qui denominato Magic Origins. Questo si suddivide in tre rami: vitalità, forza e abilità. Se lo desideriamo, possiamo far sì che l’apprendimento di nuove abilità avvenga in modo automatico (impostato di default nella modalità Story) o scegliere nel dettaglio come specializzare i personaggi. Per salire di livello, dobbiamo prima ottenere i cosiddetti Origin Points, che si guadagnano, per lo più, vincendo gli innumerevoli combattimenti che affronteremo esplorando le mappe. Il sistema funziona piuttosto bene e ci lascia una certa libertà, oltre a essere fondamentale per superare i nemici più ostici senza troppe complicazioni.
È curioso che questo sistema sembri così semplice a confronto di quanto spiegato finora sui combattimenti, ma non lasciatevi ingannare: decidere come far evolvere i nostri personaggi e scegliere tra un’abilità o un potenziamento per attacco, difesa e così via diventa cruciale nelle fasi finali della storia. Fondamentali sono anche i piccoli “aiuti” con cui possiamo equipaggiarci e fare affari con i mercanti, che troveremo sempre nei pressi dei falò, la nostra piccola base operativa per prendere fiato e recuperare energia dopo i tanti scontri.
Miglioramenti tecnici, ma…
Questo sistema di combattimento dinamico non risalterebbe senza il supporto di un buon motore grafico, e in effetti sembra che Gust abbia preso la cosa molto sul serio. Gli scontri, con i loro molteplici effetti, si sposano alla perfezione con l’essenza dell’anime; lo stile cel-shading contribuisce in modo notevole a questo risultato. Le animazioni dei personaggi sono migliorate e, anche se si continua a sfruttare lo stile “visual novel” per la maggior parte dei dialoghi, si è lavorato molto per rifinire sia l’aspetto sia i movimenti dei protagonisti. Nonostante ciò, lamentiamo ancora la presenza di numerosi alti e bassi nei vari ambienti di gioco, molti dei quali appaiono vuoti e privi di vitalità (alcuni per esigenze narrative), con cambiamenti repentini di ambientazione che risultano almeno un po’ strani e poco immersivi.
Sul versante sonoro, il gioco si difende piuttosto bene grazie al doppiaggio originale (in giapponese) degli attori della serie anime, oltre a brani musicali che fondono tocchi rock, presenti nei combattimenti o nelle scene più concitate, con altri più rilassati o briosi, come quelli che accompagnano i passaggi narrativi. Fairy Tail 2 segue in questo senso la linea del suo predecessore e, come in altri aspetti, rispetta fedelmente l’opera originale senza introdurre novità di rilievo per il genere.
Piccoli dettagli per veri appassionati
Per ampliare un po’ la “lore” della serie, troviamo i cosiddetti “Fairy Tales Diaries”, nei quali – come suggerisce il nome – possiamo scoprire nuovi dettagli sul cast di personaggi del titolo. Possiamo goderceli solo seduti al calore dei falò sparsi per le mappe e, per sbloccarli, dobbiamo prima soddisfare alcuni requisiti (raggiungere un certo livello di esperienza o acquisire abilità specifiche). L’impegno vale la pena se desideriamo approfondire alcune peculiarità dei nostri eroi. Sebbene alcuni di questi “diari” offrano scene realizzate con il motore di gioco, la maggior parte si limita allo stile “visual novel” già utilizzato nelle conversazioni secondarie. Nonostante tutto, ci accontentiamo del fatto che sia stato aggiunto un po’ di materiale inedito per festeggiare l’occasione.
D’altra parte, come accadeva nel precedente capitolo, in Fairy Tail 2 abbondano i piccoli particolari che faranno la gioia dei fan di lunga data, come la possibilità di cambiare gli abiti dei personaggi già all’inizio della partita, o le continue conversazioni in cui, con molto senso dell’umorismo, vengono menzionati alcuni eventi del passato non necessariamente vissuti nel precedente videogioco. Insieme all’epilogo esclusivo, questi elementi bastano a dare un ulteriore motivo per godersi quest’avventura, anche se si conosce a memoria il manga/anime.
Conclusioni
Abbiamo iniziato questa recensione con una domanda a cui, in un modo o nell’altro, abbiamo cercato di rispondere nel corso di questi paragrafi. La risposta sembra abbastanza ovvia: come per qualsiasi altro adattamento, ciò che ci aspettiamo è goderci un immaginario, dei personaggi e una trama all’altezza dell’opera originale. Tuttavia, è difficile, se non impossibile, adattare un’opera della portata di Fairy Tail senza lasciare nodi irrisolti qua e là. Tenendo presente questo, si può affermare che Gust ha svolto un lavoro più che dignitoso con Fairy Tail 2, un sequel che migliora praticamente ogni aspetto del suo predecessore senza però entrare nell’élite dei titoli più importanti del genere. E, a conti fatti, non sembra neppure fosse questo l’obiettivo.
È chiaro, invece, che i miglioramenti rendono il gioco più che consigliabile sia per chi conosce già il franchise, sia per chi cerca semplicemente un JRPG divertente e immediato. È possibile che la sua natura giochi a sfavore, specialmente a causa delle pecche tecniche e di alcune fasi esplorative un po’ avare di contenuti (senza dimenticare il fatto che arriva in versione inglese per il mercato italiano), ma chi desidera godersi la compagnia dei suoi protagonisti troverà un prodotto divertente e di facile fruizione. In fin dei conti, è questo l’aspetto più importante per qualsiasi adattamento che si rispetti.
Fairy Tail 2
Pro
- Grandi miglioramenti rispetto al precedente
- Combattimenti dinamici e divertenti
- Piccoli dettagli che faranno le delizie dei fan
- Grande trasposizione dell'universo della serie
Contro
- Manca un po' di varietà nell'esplorazione
- Miglioramenti tecnici, ma ancora ha qualche pecca
- Arriva senza sottotitoli in italiano