Il creative director di Watch Dogs dice che il team rischierà di più con Watch Dogs 2 per risolvere il problemi del primo capitolo e stupire i fan.
Nonostante il circo che si è creato intorno al lancio di Watch Dogs fin dal momento della presentazione, il gioco è stato uno dei titoli Ubisoft più venduti dell’anno scorso. Downgrade grafico o no, questa nuova IP è arrivata vicino ai 10 milioni di unità vendute sommando tutte le piattaforme. Davanti all’evidente successo, la realizzazione del sequel è una cosa più che logica. Ubisoft ha una nuova gallina dalle uova d’oro, una gallina in grado di fare tante uova. Ma certo, la novità scompare col secondo capitolo, e lo studio deve correre rischi maggiori per sorprendere i giocatori. Il fattore sorpresa si perde completamente se si parte dalla stessa base.
A questo bisogna sommare le numerose critiche ricevute da parte degli utenti per quanto riguarda certi aspetti di Watch Dogs. Portare avanti un sequel mette maggior pressione allo studio che ha il compito di risolvere i problemi del primo episodio e sorprendere (oltre che convincere) gli utenti con novità nel sequel. Jonathan Morin, creative director di Watch Dogs, sa che bisogna assumersi dei rischi, cosa che risulta emozionante, perché sennò sarebbe tutto troppo noioso. È il motivo principale per cui lavora in quest’industria, assumersi dei rischi. Necessari o no, non siamo certo noi a deciderlo. Il signor Morin ha ragione da vendere.
«Bisogna continuare assumendosi dei rischi. Non farò questo lavoro se non c’è rischio nel farlo, che finisce con l’essere noioso. Non dovresti evitare a te stesso di provare qualcosa solo perché è difficile e la soluzione non è evidente. Quando si inizia un nuovo progetto (soprattutto una nuova IP), è come una pagina in bianco, e tutto ciò che fai è ciò che vuoi fare. Con un sequel, c’è una pressione maggiore per riuscire a mandare avanti un marchio, e ora dobbiamo rivolgerci ai fan in un modo nuovo».