Se pensaste che i giochi basati su FMV (Full Motion Video) appartenessero ai primi anni 90, Torico vi smentirà.
Dopo il fenomeno Myst, sono nate tante avventure grafiche che seguirono la sua scia (cosa che vi citai già). Due titoli in particolare furono realizzati come avventure grafiche con la tecnica del FMV: D e Torico. Questo uscì in Giappone nel 1996, e da noi un anno dopo, in esclusiva sul Sega Saturn. E oggi vi racconterò come l’ho trovato.
LA TRAMA
Una leggenda narra che ogni quattro anni nella Città nebbiosa si apra un portale per la Città delle lune, una città paradisiaca, nella quale solo un eletto può entrare. Chiunque esca in questa città dopo averla scoperta perde la memoria, e resta marchiato con un tatuaggio sulla fronte. Voi siete Fred, un viaggiatore che ha perso la memoria, con uno strano tatuaggio sulla fronte, che si risveglia nella prigione della Città nebbiosa. Qui incontra Anthony, un uomo misterioso e apparentemente onniscente che lo tira fuori dalla prigione, ma lasciandolo solo alla scoperta della città, governata da un uomo spietato: Lord Gordon. Il vostro scopo come Fred sarà quello di recuperare la vostra memoria, probabilmente nascosta nella leggenda della Città delle lune, e di uscire dalla Città nebbiosa dove Lord Gordon vi tiene bloccati.
IL GAMEPLAY
Torico si presenta come un’avventura grafica in prima persona, nella quale lo scopo principale è interagire con i personaggi non giocanti e raccogliere oggetti, in una serie di azioni che si susseguono in un ordine quasi prestabilito. Cosa intendo? Per certi versi, molte azioni si possono svolgere senza un ordine preciso, ma per altri il gioco si mostra molto limitante, con una serie di azioni da seguire per forza consecutivamente, che può far girare il giocatore per ore senza un apparente motivo. Vi faccio un esempio per farvi capire di cosa parlo: a un certo punto del gioco Mac, l’orologiaio di paese, vi regala un olio lubrificante, che dovrete usare in seguito su una porta arrugginita, ma non potrete fare ciò finché non avrete assistito a una stupidissima scena dove lui, l’orologiaio, vi dice che quell’olio può riparare qualsiasi oggetto dalla ruggine. Voi potreste girare per ore per questo stupido motivo. Ma per fortuna questo è uno dei pochi difetti del gioco.
Gli enigmi presentati dal gioco non sono immediati, ma nemmeno difficili o impossibili da risolvere, evitano frustrazioni ed infiniti giri a vuoto che tanto possono rendere odiose le avventure grafiche. La sua facilità avvicina molto di più Torico al concetto di film interattivo a-là D, piuttosto che all’idea di avventura grafica pura. Concetto che viene enfatizzato con una cosa strabiliante per un videogioco: tempi di caricamento INESISTENTI. Avete capito bene: INESISTENTI. Quando passate da una zona all’altra, un gioco di telecamere sposta dolcemente l’immagine verso il punto da voi prescelto con una naturalezza che è lontana dal 90% dei videogiochi, che mostrano sempre una schermata di caricamento, seppure minuscola, tra uno schema e l’altro. Una sapiente gestione degli scenari e delle scene di gioco rende possibile questo “miracolo”. E per la vostra gioia, questa regola vale anche per i salvataggi, incredibilmente veloci, tanto da farmi pensare alla prima volta: “Ma ho salvato?“. Strabiliante.
Muoversi in Torico è molto semplice, e non richiede affatto il mouse! A ogni tasto direzionale corrisponde un punto della zona in cui potete spostarvi, cosa non poco comoda, e il tasto Su funge da passeportout per muoversi in avanti, focalizzare gli oggetti interessanti del punto attuale, e raccogliere oggetti. Insomma, una vera e propria avventura grafica per console. Col tasto X si richiama facilmente un menù che include tutti gli oggetti, tra cui il proprio diario con cui si salva il gioco, e con il tasto Z si può visualizzare un piccolo “diario dei ricordi”, nel quale potete rivedere ogni sequenza animata del gioco che avete sbloccato, cosa che può tornarvi utile qualora vi siate dimenticati cosa dovete fare. Sarà una cosa da poco, ma è gradevole pure l’effetto con cui vengono focalizzati gli oggetti fondamentali dello scenario: premendo il tasto Su una volta, la telecamera zooma sull’oggetto come se vi steste spostando da un punto all’altro, premendolo una seconda volta la schermata da cui siete partiti si sovrappone a quella attuale, che intanto svanisce con un rapido ma soffuso effetto di dissolvimento. Pare una cosa da poco, ma unita a tutte le altre contribuisce a rendere piacevole l’esperienza di gioco.
Altra cosa, stavolta da me gradita al 50%, è la decisione dei creatori del gioco di mettere una mappa della Città nebbiosa in versione cartacea nel manuale, così da permettervi di orientarvi nella città, priva di particolari riferimenti altrimenti. Ma di certo non sarebbe guastato mettere una mappa anche all’interno del gioco. Io sono un collezionista, e possiedo il manuale, ma gli altri? Al di là di questa mia piccolezza, passando a cose più rilevanti, elemento fondamentale di un’avventura grafica sono i personaggi non giocanti con cui interagite, spesso fortemente tipizzati, cosi da poterli inquadrare facilmente a livello caratteriale. Ciò che manca per la maggior parte degli NPC (non-playing characters, personaggi non giocanti), quasi tutti importanti, è proprio questa tipizzazione, essi si mostrano piuttosto anonimi, salvo eccezioni, rendendo difficile l’affezionarsi a loro, cosa che non doveva mancare in un gioco come Torico, dove l’interazione con questi personaggi è tutto nello svolgimento della storia.
IL COMPARTO TECNICO
Chiedo scusa per il taglio brusco tra un argomento e l’altro, ma è doveroso parlare delle due cose senza un taglio netto. Il comparto tecnico è eccellente, dal piano sonoro con una colonna sonora che accompagna degnamente ogni secondo di gioco fino alla fine, al piano grafico con espressioni facciali di ottima fattura, piccole chicche niente male qui e là con i giochi di ombre (mica poco, parliamo di un gioco del 97), ottime sequenze animate, e ottimi scenari pre-renderizzati che portano l’impronta culturale del fenomeno Myst. Poi ci sono delle ambientazioni precise nel gioco che sono da mozzare il fiato, il concetto artistico che vi è dietro Torico è degno di un quadro. Tutta questa eccellenza, come potrete dedurre, richiede molto spazio in un semplice CD. Questa eccellenza infatti implica il difetto più grande di Torico: la sua durata. O sono io un drago delle avventure grafiche (e non lo sono), o in meno di 4 ore Torico fa caput, e finisce lì. La storia è tanto fantasiosa quanto bella, e sognante, ma se ne sente forte la cortezza, per un gioco i cui enigmi non riescono a trattenere a lungo. Finirlo ha lasciato un senso di vuoto dentro me, ne volevo ancora, volevo continuare la storia, viverla ancora, ma non aveva più senso, il gioco era già finito, ed era chiuso così. E come si sa, il fattore rigiocabilità è sempre nullo, specialmente in un titolo come Torico che non vuole sfoggiare libertà d’azione. È un gran peccato ciò, perché Torico aveva proprio tutte le carte in regola per diventare un capolavoro.
IL VERDETTO
In poche parole, Torico metaforicamente parlando è un gelato: non sfama, ma è maledettamente buono per quel breve tempo in cui lo mangi. Nonostante abbia delle note dolenti, è un titolo fine, con una cura artistica eccellente, e che ogni amante delle avventure grafiche dovrebbe provare. Per “palati raffinati” del mondo videoludico.