La saga Expeditions si arricchisce di un nuovo capitolo, Expeditions: Vikings, che ci porta nelle lontane terre del nord di altri tempi.
Quattro anni fa è stato lanciato Expeditions: Conquistador, un piccolo videogioco con buone idee nato dalle menti di Logic Artist. Anche se sono passati quattro anni, l’azienda non è rimasta con le mani in mano e nel 2015 è stato lanciato Clandestine, un gioco di spionaggio, mentre preparavano il seguente gioco che avrebbe cercato di riproporre la magia del loro primo grande gioco.
È impossibile non ripensare a Conquistador quando affrontiamo per la prima volta Expeditions: Vikings. Nuovamente troviamo un gioco di ruolo con visuale isometrica e un piglio tattico: griglia, punti azione, linee di visione e turni tutto in uno. Ma Logic Arts prende un pezzo di storia che probabilmente doveva essere nel primo capitolo di Expeditions al posto del Nuovo Mondo. Logic Artist è un’azienda danese e molti sono rimasti sorpresi che, creando un videogioco storico come Expeditions, non avessero approfittato del loro bagaglio culturale. Ma forse è stato il successo di serie TV come Vikings o giochi usciti successivamente come Viking: World of Midgard a spingerli a usare la loro storia.
Expeditions: Vikings ci mette nei panni del figlio (o figlia) di un capo villaggio vichingo appena venuto a mancare durante un saccheggio in terre lontane. Come accade di solito in questo tipo di storie il peso del potere ci sorprende durante il nostro periodo di formazione e dobbiamo imparare i trucchi del potere e la leadership. Non c’è un grande mistero nel punto di partenza scelto da Logic Artist, sembra uscito da “Trame vichinghe 101”. La morte di nostro padre ha lasciato il nostro villaggio senza protezione di fronte alle smanie di potere e terre dei nostri vicini, quindi il nostro primo compito come leader del clan dev’essere aumentare le nostre possibilità di sopravvivenza, che sia con le alleanze, commercio o saccheggio prima che i nostri vicini cerchino di prendersi le nostre terre.
Logic Artist non abbandona la premessa sviluppata con Expeditions: Conquistador e Expeditions: Vikings è un gioco che mette tutte le decisioni in mano al giocatore. Permette al giocatore di scegliere i motivi per combattere, le nostre risposte influenzeranno il morale dei nostri compagni e le nostre alleanze nasceranno in base al nostro muoverci in modo amichevole o belligerante. Ciò nonostante, dopo qualche ora di gioco i giocatori più svegli si renderanno conto che si tratta di una mera illusione che finisce col fare acqua e che, essenzialmente, finiremo col fare sempre le stesse missioni, visitando gli stessi posti e facendo, essenzialmente, le stesse cose. Si, ci sono alcune varianti ed è probabile che se giriamo il mondo ascia alla mano e una maledizione sempre pronta finiremo con l’avere più combattimenti rispetto a quando manteniamo un’attitudine più amichevole.
Appare però chiaro che siamo di fronte a un gioco più incentrato sul combattimento rispetto al precedente Expeditions: Conquistador che permetteva, se volevamo, usare più diplomazia che, fondamentalmente, altro non è che la possibilità di evitare un conflitto con le buone. Ma esistono molte opzioni di dialogo. La maggior parte di esse non servono ad altro che aumentare o diminuire il morale dei nostri compagni. Il problema è che non ci vuole troppo tempo per vedere i vuoti tra le opzioni di dialogo e come tutte le risposte portano agli stessi risultati che sono normalmente due: combattere o risolverla con le buone.
Il combattimento ha un grave problema di difficoltà. Expeditions: Vikings propone combattimenti molto complessi e difficili durante le prime ore dell’avventura. Combattimenti in cui dobbiamo affrontare dozzine di nemici coi nostri tre personaggi (successivamente saranno 6) o combattimenti in cui i nostri hanno un livello troppo basso al momento (e per salire di livello bisogna completare le missioni). Queste situazioni iniziali portano il giocatore a studiare le proprie mosse, imparare a combinare i personaggi e ad approfittare di qualsiasi errore dell’IA. Ciò nonostante, non appena abbiamo a disposizione tutti i compagni e i nostri personaggi sono un po’ più forti i combattimenti diventano una passeggiata. Non importa se affrontiamo dodici nemici in sei perché saremo praticamente in grado di ammazzarli in un colpo solo e le nostre abilità saranno sempre un passo avanti rispetto alle loro. Esiste un grave dislivello nei combattimenti di Expeditions: Vikings e non tutti derivano dalla gestione della sua difficoltà.
Expeditions: Vikings permette anche di gestire i nostri compagni. Possiamo avere un totale di 10 compagni (e se ne aggiungeranno altri) che recluteremo durante la nostra avventura. Questo, in realtà, è una bugia. Reclutiamo quattro o cinque importanti, tipici personaggi con una storia e nome proprio, e successivamente ci verrà permesso (ne siamo costretti) di generare il resto dei nostri compagni. Alla fine passiamo tutto il gioco con i nostri quattro o cinque compagni iniziali (il numero varia in base a se riusciamo o meno a farli unire a noi). Questo toglie un po’ di divertimento nel gestire un gruppo di saccheggiatori o diplomatici nordici perché finiamo con l’avere metà gruppo completamente anonimo e condannato a non uscire mai in campo.
Esiste un altro problema con l’evoluzione dei nostri personaggi. La storia di per sé finisce con l’essere molto corta. Molto presto siamo in grado di migliorare al massimo le capacità di combattimento dei nostri personaggi rendendo i combattimenti una passeggiata. Ogni volta che completiamo una missione riceveremo una serie di punti esperienza che investiremo su abilità di combattimento, capacità speciali o funzioni durante l’accampamento. Ma, per via della gestione del gruppo che menzionavamo prima, finiamo con avere cinque o sei personaggi dediti al combattimento esclusivamente e il resto con mansioni “domestiche” al massimo per le soste durante le spedizioni. Prima di arrivare a metà gioco ci ritroviamo a completare, praticamente a caso, le altre abilità extra dei nostri personaggi, dato che avremo già avuto la possibilità di potenziare al massimo le abilità di combattimento o che comunque ci interessano.
Anche se prendono spunti diretti da Expedition: Conquistador, abbandonano il sistema di movimento nel mondo che si avvicinava a un videogioco di Heroes of Might and Magic e che gli donava un tocco molto peculiare. Al suo posto hanno sostituito quella visione del mondo, più complessa e costosa, per un mappamondo in cui ci spostiamo tramite punti d’interesse. Questi punti sono città o luoghi visitabili o punti in cui accamparsi che ci permettono di passare la notte e riposare, ottenere risorse o curare le nostre ferite. Quando visitiamo questi punti di interesse, che siano città o boschi, controlleremo il nostro personaggio tramite un movimento in tempo reale col mouse che sarà interrotto da combattimenti, passando a una gestione tattica con griglie isometriche. Expeditions: Vikings perde in questo modo un punto molto interessante quando si tratta di gestire il movimento e i momenti di riposo come lo faceva il precedente capitolo e al suo posto abbiamo un movimento globale più anonimo e semplificato. Occorrere aggiungere che, a meno che uno non abbia una sfortuna nera o un gestione pessima dei tempi, è praticamente impossibile rimanere a corto di risorse o avere problemi ad accamparsi come succedeva invece in Expeditions: Conquistador.
Ma vogliamo anche sottolineare lo stato attuale del gioco. Capiamo che Logic Artist è uno studio umile che lavora con determinati schemi. Sono riusciti a creare un gioco che a livello giocabile, anche se basico, è accettabile e hanno saputo giocare con l’art design per creare alcuni scenari più che interessanti che spiccano nell’anonimità della maggior parte di essi. In ogni caso Expeditions: Vikings può diventare, se non pongono rimedio, un supplizio per il giocatore per i problemi tecnici. Non parliamo di un gioco ingiocabile, affatto, ma si di un gioco pieno di bug e problemi tecnici che spingono tante volte a rinunciare. Alcune abilità bloccano il gioco, a volte le partite salvate non vengono salvate del tutto e chiudono l’applicazione o troviamo situazioni in cui non possiamo completare una quest o un combattimento per qualche peculiare bug… Non parliamo di un gioco rotto, come avevamo detto, ma di un gioco che si porta appresso, inizialmente, una serie di problemi che rendono vano un risultato più o meno accettabile.
Conclusioni
Anche se con momenti puntualmente più che buoni, pare che la formula “Expeditions” non sia riuscita a quagliare nella sua veste vichinga. I problemi tecnici del gioco rovinano l’esperienza di gioco finché non saranno risolti. Expeditions: Vikings è un videogioco solo per i più fanatici del genere o l’ambientazione.