Shenmue I & II tornano in un remaster targato SEGA che permette ai nuovi giocatori di conoscere questa leggendaria avventura del SEGA Dreamcast.
Senza dubbio, la prova che tutto è possibile la troviamo in questa recensione di Shenmue I & II Remaster. Dopo anni e anni di richieste, SEGA finalmente si è decisa e riportare il capolavoro di Yu Suzuki su PlayStation 4, Xbox One e PC. Scopriamo insieme com’è andata.
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In attesa di un Shenmue III che ha stabilito tutta una serie di record di crowdfunding su Kickstarter, SEGA rilascia il remaster di Shenmue I & II. E oggi lo recensiamo per ripercorrere le avventure di Ryo in questa nuova versione.
Molti dei lettori che potrebbero leggere questa recensione potrebbero non essere nemmeno nati quando questi giochi sono stati lanciati originalmente sul compianto SEGA Dreamcast, molti altri vorranno rivivere le sensazioni grandiose che hanno provato a quei tempi. Altri semplicemente saranno curiosi di quel tanto acclamato Shenmue e vorranno vedere se è all’altezza della fama. Andiamo a vedere i diversi comparti.
Non ci soffermeremo molto sui contesti di Shenmue I & II, perché siamo certi che in un modo o nell’altro, tutti lo conoscono. Il primo Shenmue era un ambizioso progetto del genio Yu Suzuki (responsabile di grandi classici come After Burner o Space Harrier), iniziano sul SEGA Saturn ma che alla fine è stato portato sul Dreamcast, man mano che il progetto cresceva. L’avventura di Ryo Hazuki, il protagonista, si sarebbe estesa in diversi capitoli, ma gli enormi costi di produzione, l’altalenante situazione finanziaria di SEGA e (a posteriori) le scarse vendite di Dreamcast hanno fatto sì che, a suo tempo, inizio del 2000, vedessimo solamente il primo e il secondo capitolo, quindi siamo rimasti con l’amaro in bocca proprio quando la storia diventava realmente interessante.
A grandi linee l’obiettivo del gioco (ambientato nel 1986) è scoprire dov’è andato a finire Lan Di, un misterioso maestro di arti marziali che all’inizio della storia uccide il padre di Ryo Hazuki, dato che quest’ultimo rifiutava di consegnargli in misterioso specchio. Ryo, testimone del tutto e impotente di fronte all’abilità del suo avversario, giura di ritrovare quel perfido personaggio e di scoprire il mistero dello Specchio della Fenice e lo Specchio del Drago, che sembrano nascondere un potere fuori dall’ordinario. Nel suo percorso incontrerà una serie di pittoreschi personaggi, migliorerà le proprie abilità come artista marziale nello “stile Hazuki”, otterrà diversi lavori e combatterà diverse battaglie.
Anche se originariamente i giochi sono stati lanciati a mesi di distanza, questo Shenmue I & II ce li consegna insieme, ma separati in due giochi indipendenti nella nostra console. Quindi possiamo anche scegliere di iniziare da Shenmue II, o anche di giocare i due giochi insieme, ma logicamente la scelta migliore è procedere per ordine. E si, possiamo importare la partita completata di Shenmue I per continuare in Shenmue II.
Lo sviluppo dei due giochi è molto simile, ma ci sono alcuni cambiamenti importanti. Il primo Shenmue si sviluppa in un ambiente più piccolo, intorno alla città giapponese di Yokosuka, Shenmue II invece ha luogo nella vasta Hong Kong, in cui conosceremo enormi distretti e palazzi giganteschi. Questo porta un cambiamento importante: nel primo capitolo, tutti, e proprio tutti, i personaggi che incontriamo hanno un nome e un cognome, una routine stabilita e ti conoscono in un modo o nell’altro. Correndo per le strade, senti di essere in un paesino reale, abbordabile, in cui se rimani abbastanza a lungo potresti persino memorizzare dove si trova ogni personaggio in ogni momento.
Shenmue II mantiene questa caratteristica con un buon numero di personaggi, ma dato che la città è molto più grande, ci sono molti altri NPC che sono lì semplicemente per “riempire”. In ogni caso, senti lo stesso che durante il giorno cambiano i comportamenti dei personaggi: la gente se ne va quando viene la notte, la mattina le serrande dei negozi iniziano ad aprirsi, i lavoratori rispettano i propri orari…
Il tempo infatti è un fattore fondamentale nei due giochi. Per cominciare, abbiamo a disposizione un numero di ore limitato per completare ogni gioco, altrimenti arriveremo a una schermata di Game Over. Ma non c’è da avere paura, disponiamo di un enorme margine di tempo per esplorare, realizzare i compiti opzionali o dialogare con ogni personaggio senza nemmeno avvicinarci al tempo stabilito. Ad esempio, nel primo Shenmue abbiamo tempo fino al mese di aprile del 1987, ma molto probabilmente completeremo l’avventura verso la fine di dicembre del 1986 o inizio di gennaio, per quanto vogliamo perdere tempo nelle missioni secondarie.
Questo tempo avanza in modo costante, persino mentre ci muoviamo nei menù di gioco o parliamo con le persone. Questo è importante, perché sia gli avvenimenti chiave della storia che altri secondari possono avere luogo in posti concreti e in orari concreti. Ryo Hazuki prende nota di tutte le cose importanti in un blocco note, in modo da poter controllare quanto successo e cosa bisognerebbe fare. Se vediamo che tra una nota di Ryo e l’altra c’è uno spazio vuol dire che abbiamo perso qualche avvenimento secondario. Forse avremmo dovuto passare d auna via precisa verso sera o continuare a parlare con un tale personaggio.
A grandi linee lo sviluppo dei giochi Shenmue si divide tra esplorare, dialogare, realizzare quick time events, superare mini giochi e combattere. I dialoghi sono semplici e non permettono profondità oltre al continuare la conversazione o andarcene, ma le frasi dei personaggi e le domande di Ryo dipendono unicamente dagli avvenimenti (stiamo cercando qualcuno? Abbiamo bisogno di arrivare in qualche posto?) e dell’ora del giorno.
Può capitare che a mezzogiorno vogliano aiutarci ma che all’imbrunire siano troppo stanchi e ci ignorino. I quick time events (concetto che, tra l’altro, è nato proprio con questi giochi), diventano più comuni man mano che la trama va avanti e vanno da alcuni semplici ad altri che richiedono una precisione chirurgica. Nella maggior parte dei casi la storia non cambia se falliamo nei QTE, ma semplicemente ci toccherà riprovare fino a riuscirci.
Ryo, la lotta e Virtua Fighter
I momenti di lotta ereditano lo spirito dei Virtua Fighter che ha creato Yu Suzuki (infatti Shenmue doveva originariamente essere un gioco di ruolo di quella serie) e sono basati su combattimenti corpo a corpo in cui possiamo eseguire finte, prese calci e pugni. Man mano che veniamo addestrati dai nostri nuovi maestri o scopriamo pergamene con nuove tecniche, saremo in grado di eseguire ogni tipo di calcio volante, gomitate sul torso e ogni mossa folle che vi venga in mente. Durante i combattimenti avremo una barra di salute (ma non sappiamo quanta salute abbiano i nemici) che, se esaurita, ci porterà a ripetere il combattimento. Anche se ci saranno grandi avversari per combattimenti uno contro uno, solitamente i combattimenti vedranno noi soli contro un gruppo di nemici.
I mini giochi sono di ogni tipo. Nel primo Shenmue, possiamo giocare a biliardo o a freccette, fare gare con carretti o entrare in una sala giochi e giocare con Hang-On o Space Harrier. Si, i giochi sono completi con qualità identica agli originali! In Shenmue II la quantità di mini giochi aumenta a dismisura e aggiungiamo i dadi, braccio di ferro, roulette…
L’esplorazione è ciò che maggiormente occuperà il nostro tempo in questo gioco d’avventure, dato che la maggior parte del tempo dobbiamo cercare indizi che ci portino verso Lan Di. Dobbiamo percorrere molte strade, chiedere a molta gente e, a volte, risolvere rompicapi che riguardano i nostri segreti di famiglia, organizzazioni clandestine, mitologia orientale…. L’avventura ci porta da momenti mondani come il chiedere l’indirizzo di un ristorante a misteri che radicano nel profondo della natura umana o i segreti del potere di quei tempi.
E, nel mentre, possiamo spendere un pugno di Yen in una macchinetta di palline con personaggi casuali di SEGA (da Sonic a Nights o Virtua Fighter) o in una macchinetta delle bevande, per vedere il “momento caffeina” di Ryo. In realtà, tutto questo non serve a niente, dato che non abbiamo bisogno di mangiare o bere nel gioco, ma a volte possiamo trovare lattine che possiamo scambiare per collezionabili casuali nei supermercati. Lo sapete, i giapponesi amano il collezionismo.
Precisamente, perdersi nei dettagli del gioco è parte della magia. Senza rendervene conto, vi lascerete trasportare dalle storie secondarie dei conoscenti di Ryo (perché Nozomi è così preoccupata?) o persino in avvenimenti totalmente secondari, come prenderci cura del gattino che resto orfano all’inizio del primo gioco. Non mancheranno momenti d’azione, ma c’è anche molto di contemplativo, molti momenti zen nell’avventura, specialmente verso la fine di Shenmue II. Non è casuale, dato che la contemplazione, l’accettazione e la consapevolezza sono parte del viaggio personale intrapreso da Ryo Hazuki.
L’evoluzione di Shemue II
Come potete capire da questi paragrafi, siamo tra quelli che adorano Shenmue, per il suo spirito, i personaggi e avvenimenti unici. Ma, a dire il vero, i giochi non mancano di difetti. In particolare, il primo Shenmue paga il prezzo di essere il primo e non aver portato fino in fondo certi elementi. La parte più ostica per i giocatori è la ferrea concezione del passare del tempo nel gioco. Possono essere le due del pomeriggio e che ci venga detto di trovare un personaggio fondamentale per il proseguire della trama, ma che quel personaggio non sia trovabile fino alle 9 di mattina. E cosa facciamo durante quelle ore?
In giochi più recenti come Skyrim o Assassin’s Creed Origins possiamo attivare un’opzione per far passare le ore in pochi secondi, ma nel primo Shenmue non era possibile. Dovevamo aspettare finché non arrivava il momento. Se l’impazienza vinceva, potevamo ascoltare musica, parlare coi personaggi nelle strade o andare a giocare ai videogiochi. Ma alcune attese potevano diventare eterne e questo stancava molti giocatori, che finivano con l’abbandonare il gioco ritenendolo troppo lento.
L’idea dietro a ciò era farci sentire che davvero passavano i giorni e che, nell’alzarci al mattino (si, è obbligatorio dormire di notte), sentissimo di avere un’intera giornata davanti a noi. Per questo, i curatori di Shenmue I & II Remaster hanno rispettato questa dinamica e non esiste l’opzione di saltare il tempo in Shenmue I. Essere costretti a realizzare certi compiti o percorrere le stesse strade tante volte può sembrare noioso, ma allo stesso tempo ci aiuta a capire lo spirito dei suoi abitanti, le loro abitudini e routine. Infatti, quando finito il gioco ce ne andiamo, sentiamo di star lasciando il “nostro” paesino, e notavamo persino una certa nostalgia. Quindi non hanno fatto così male…
Nonostante ciò, Yu Suzuki ha preso nota delle lamentele e in Shenmue II esisteva la possibilità di saltare il tempo. Ma non solo, disponiamo anche di una mini mappa della città per poter spostarci con maggior disinvoltura e, quando chiediamo ai passanti un indirizzo, questi possono persino scegliere di accompagnarci. In generale il tutto era meglio rifinito per rendere l’esperienza molto immersiva, ma allo stesso tempo più comoda. Inoltre, questa conversione porta la modalità Foto, che è stata aggiunta nella versione di Shenmue II per la prima Xbox e che non era presente nell’originale per Dreamcast. Al giorno d’oggi, quella modalità extra sembra persino assurda potendo usar il pulsante Share si PlayStation 4 o la cattura schermo su Xbox One, ma i più puristi apprezzeranno.
Sicuramente, molti di voi si staranno anche chiedendo se la comparto tecnico sia questa meraviglia, dopo aver sentito parlare della sua grafica incredibile. Più avanti entreremo nel merito delle migliorie di questa conversione, ma dobbiamo riconoscere che il materiale è invecchiato bene. Ovviamente le texture le animazioni facciali e gli ambienti non saranno dettagliati come quelli di un gioco d’oggi (in fin dei conti, sono passati 19 anni dal primo Shenmue!) ma continua a sorprendere e persino a commuovere la riproduzione iper realista dei volti, con la loro bellezza e i loro difetti, o il modo in cui i personaggi si spostano sullo schermo.
I piccoli dettagli sono in ogni dove, dal legno che si sposta nella casa degli Hazuki ai monaci che fanno pratica delle loro mosse a Hong Kong. Persino il ciclo giorno e notte sarebbe d’esempio per alcuni giochi al giorno d’oggi o risulta sorprendente vedere come il clima cambi con il passare dei giorni (Yu Suzuki ha indagato sul clima reale di Yokosuka nel 1986 per cercare di riprodurlo nel dettaglio). Nonostante gli anni, continua ad essere un gioco sorprendente a livello visivo, a cui occorre aggiungere musiche memorabili in molti casi, e firmate da veri geni del settore come Yuzo Koshiro.
Che c’è di nuovo, Hazuki?
Arrivati a questo punto, cosa porta di nuovo questo remaster di Shenmue I & II, oltre a riportare in vita due grandi classici del mondo dei videogiochi? Per iniziare, la grafica ha subito un lieve perfezionamento e può essere goduta in 1080p grazie a diversi effetti di post processo, ma esiste anche l’opzione di giocare con la risoluzione originale e senza miglioramenti grafici, in modo da godere dell’esperienza originale del Dreamcast. D’altra parte, l’interfaccia è stata lievemente aggiornata e continua in entrambi i giochi col modello visto in Shenmue II, per fortuna.
Mettendo in pausa il gioco possiamo vedere un inventario con tutte le mosse imparate e le figure collezionabili, oltre al vero e proprio menu di opzioni. Il grande cambiamento, ovviamente, è nei 10 slot per salvare il gioco in ogni gioco. Nel Shenmue originale dovevamo tornare nel nostro letto per poter salvare la partita (c’erano solo 3 slot di salvataggio). Era anche possibile salvare la partita in qualsiasi punto, ma si trattava di un salvataggio temporaneo di uso singolo e dopo il salvataggio venivamo portati alla schermata Press Start del gioco. Quindi in questo campo abbiamo migliorie di un certo spessore. Ci sono altri piccoli dettagli che allietano l’esperienza, come tempi di caricamento molto inferiori o la possibilità di scegliere in quale distretto vogliamo andare quando usciamo da casa nostra, anziché percorrere tutta la strada a piedi.
I controlli possono essere usati in modalità moderna, con uno stick per controllare Ryo e un altro per la telecamera, ma possiamo anche usare la modalità classica, con i tasti direzionali.
Un altro miglioramento è la possibilità di scegliere la lingua delle voci, tra il giapponese e l’inglese. Nel gioco originale erano presenti solo in inglese, e in Shenmue II erano presenti solo in giapponese. Ora possiamo scegliere tra le due lingue in entrambi i giochi. Purtroppo i testi non sono presenti in italiano, ma troviamo solamente il francese e il tedesco. Non che i testi siano troppo complessi, con una conoscenza media dell’inglese possiamo vivere l’avventura senza problemi, ma diciamo che come ci sono in altre lingue, perché non nella nostra? Inoltre, chi non conosce abbastanza l’inglese, o non lo conosce affatto, non può godere del gioco. Un peccato. E non venitemi a fare la morale sul fatto che tutti conoscono o dovrebbero conoscere l’inglese. Alcuni non lo conoscono. È un fatto. E non hanno meno diritti dei francesi o i tedeschi, no?
Ci sono altri elementi controversi in questa conversione, come ad esempio la modalità panoramica della grafica che scompare in alcuni punti del gioco lasciando spazio a bande nere, che appaiono anche in Shenmue II ma sopra e sotto, anziché ai lati, il che imbruttisce un po’ l’esperienza. Le texture sono estremamente irregolari, in alcuni casi hanno miglioramenti sostanziali e in altri, come nel caso della tigre nella giacca di Ryo, sono sgranati al punto di non vederli quasi.
Anche il sonoro presenta alti e bassi, con effetti come le conferme nei menu o i passi di Ryo che suonano altissimi e altri che suonano un po’ ovattati. In alcune occasioni, proprio prima dei tagli ci sono alcune sfumature verso il nero che interrompono il ritmo… Per fortuna però tutta una serie di errori presenti al momento del lancio sono stati corretti con le patch del Day One. In ogni caso siamo costretti a penalizzare ciò che sembra una conversione fatta piuttosto in fretta, il che dispiace, soprattutto con giochi di questo calibro.
Per concludere, può essere scioccante vedere “solo” un 78 come voto finale per questa recensione di Shenmue I & II, dopo aver sentito tanto parlare di questo meraviglioso gioco in tutti questi anni. La realtà è che non tutto il gioco è invecchiato ugualmente bene e, soprattutto, ci dispiace che il remaster sia stato così poco curato con un materiale di questo livello tra le mani. Nonostante tutti i problemi (e se ve la cavate con l’inglese), questo gioco resta un acquisto obbligatorio per tutti quelli che cercano un’avventura con personalità, conoscere un grande classico dei videogiochi o, semplicemente, rivivere i tempi passati.