Nel 2016 non abbiamo avuto il solito Assassin’s Creed, che ha saltato un anno per perfezionare Assassin’s Creed Origins, che cerca di rilanciare la serie Ubisoft.
Dirigere un’azienda di videogiochi non dev’essere facile, ma nell’immaginario collettivo chiunque sarebbe capace di farlo. Chi non ha detto in passato che la serie Assassin’s Creed aveva bisogno di una pausa? Io, ad esempio, l’ho fatto, eppure ho amato tutti i capitoli. E io, come chiunque altro, ho provato ad immaginare come sarebbe stato un Assassin’s in un determinato periodo storico. Ma in realtà creare giochi non è affatto un processo semplice.
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Portare l’Egitto ai fan sembrerebbe una scelta facile, ma non lo era. Significa tornare indietro nel tempo con un franchise che si è distinto per l’avanzamento tra i periodi storici durante la propria storia, e come il nome Assassin’s Creed Origins suggerisce, implica anche studiare gli inizi della mitologia della serie. Chiedere il periodo dei faraoni allo studio che ha creato Assassin’s Creed IV: Black Flag non è stata una decisione presa alla leggera, dato che quel particolare periodo storico e il modo di comprendere la serie dello studio sembrano avere una perfetta sincronia. E, infine, fermare per un anno un marchio che è davvero una fabbrica di soldi è una decisione inquietante per gli investitori di un’azienda enorme come Ubisoft che, nell’ultimo periodo, deve convivere con lo stress della scalata ostile portata avanti da Vivendi. Ma sai cosa vuol dire tutto questo? Che Ubisoft è assolutamente fiduciosa di ciò che sta lanciando.
E dopo aver finito la nostra avventura con Bayek possiamo confermare che ci sono buoni motivi perché questo lancio mostri una tale sicurezza e appoggio. Assassin’s Creed Origins non solo presenta tutto i segni caratteristici della serie Assassin’s Creed, addirittura migliorandone la maggior parte, ma in realtà prende spunto da tutto ciò che Ubisoft ha proposto nel campo degli Open World che tanto amano. Qui ci sono tratti distintivi di Far Cry, di Watch Dogs o di The Division, ma pesca anche molto da altre saghe di riferimento come Zelda: Breath of the Wild, la serie Souls o The Witcher III: Wild Hunt. Originale? Questa definizione può essere dicutibile. Brillante? Su questo non c’è nessun dubbio. La parola Origins non è scelta a caso: Parliamo di un nuovo inizio per la serie che promette davvero bene.
Bayek, l’origine di tutto
La parte più difficile da trattare in questa recensione probabilmente è la trama, perché è un comparto che si presenta un po’ irregolare. Da una parte, la storia è difficile da digerire in senso letterale. Tocca ogni punto possibile e non finisce di colpire in nessuno di questi. Per cominciare la storia abbiamo una parte eminentemente famigliare con una nota drammatica e molto potenziale che pare iniziare con molta forza, ma che presto diluisce. Non ci mette molto a venire rimpiazzato dalla storia d’amore appassionato tra il protagonista e la sua sposa: Aya, una coppia con una buona vita sessuale (Pare che Ubisoft abbia chiarire subito questo punto), e che dato che si tratta di un duo di protagonisti atipico, potrebbe aver dato molto alla storia. Ma non diventano mai trascendentali, se vogliamo essere del tutto onesti.
Che succede poi? Quando pare che questa coppia possa offrire un risultato interessante, nuovamente la presenza diluisce e lascia posto a una trama di cospirazioni. Entra in gioco una Cleopatra che si presenta dopo 6/8 ore di gioco e che cerca di prendere il controllo d’Egitto per combattere Tolomeo, e che ha dalla propria nomi di spessore come Giulio Cesare. C’è qualche altro giro di trama nel percorso che finisce con consolidare una trama un po’ irregolare con alcuni pezzi c he singolarmente funzionano bene, ma che nell’insieme crea poco interesse.
Di per se la trama è abbastanza convenzionali, ma se a questo aggiungiamo la propria natura come elementi RPG del gioco costringe a lasciare un sacco di spazio tra una missione e l’altra per arrivare al livello necessario a superarle, rendendo il gioco un po’ meno attraente a lungo termine. Verso la fine però, Ubisoft riprende il controllo del racconto, migliorando nettamente l’esperienza. Non aiutano però gli intervalli nell’epoca moderna, persi negli ultimi capitoli che questa volta tornano con importanza e attrattiva modeste. Il team Ubisoft che aveva curato Assassin’s Creed: Black Flag ha voluto recuperare questi momenti della serie, che aveva perso importanza già dai primi capitoli. Alcune delle idee proposte in prima istanza da questo punto di vista sono molto piacevoli, come la buona integrazione che offre per la storia il fatto di essere al lavoro nelle tombe dei protagonisti della parte storica anziché in un futuristico e freddo palazzo. Ma la cosa diventa man mano più complessa portando a sequenze un pelino assurde.
Fino a qui sono tutte brutte notizie, e infatti la sensazione è che la trama principale non è molto elaborata e che il protagonista Bayek non sia molto carismatico. Non possiamo negare niente di tutto ciò. Eppure, c’è un punto decisamente positivo nel comparto narrativo, uno stupendo potenziatore per mantenere l’interesse quando la trama non riesce. Parliamo delle missioni secondarie, una stupenda serie di compiti alternativi e opzionali che raccontano piccole storie al margine della trama e che, nella maggior parte dei casi, sono davvero ben costruite. Ce ne sono alcune della serie “salva questo famigliare”, “hanno rubato questo o quello” o “scorta questo personaggio” che sono molto generiche e si ripetono frequentemente, ma c’è spazio anche per altre realmente ben scritte che trattano tematiche interessanti e con momenti sorprendenti che vengono seguiti con grande interesse.
Ce ne solo alcuni buoni, e altri meno buoni. Ma lo capiamo, e capiamo anche che non è facile mantenere sempre il livello al top. Sono circa un centinaio le missioni che abbiamo dovuto affrontare per finire il videogioco con il livello necessario per Bayek e anche così abbiamo completato decine di altre missioni. Qual è il totale di missioni per Assassin’s Creed Origins? È difficile dare un numero perché bisogna cercarsele, e abbiamo sempre la sensazione di averne molte da scoprire in ogni stradina dispersa delle città, in ogni villaggio e in alcune oasi nel deserto.
Un totale di 150 missioni per completare il gioco? Forse 200? Beh, è letteralmente impossibile mantenere sempre lo stesso livello. Qual è la tua serie TV preferita? Breaking Bad? The Walking Dead? In tutte ci sono puntate migliori o peggiori. Ciò che appare chiaro è che in Assassin’s Creed Origins è entrato lo spirito di CD Projekt RED con la sua brillante messa in scena in The Witcher III: Wild Hunt, pur senza avere una storia di base buona come quella dei polacchi, è stato ottenuto un risultato che merita assolutamente.
La storia può essere completata in 35/40 ore se andiamo dritti al sodo, ma se amiamo completare tutto è più incalcolabile di quanto non lo siano di solito i titoli Ubisoft… Avendo inoltre molte attività e intrattenimenti che compaiono una volta finita la storia. L’elemento che lega il tutto è esiguo, una serie di 12 assassinii che dobbiamo portare a termine, inizialmente mossi dalla vendetta, ma poi troveremo altre motivazioni. Quasi sempre una dozzina di personaggi nocivi per l’Egitto che, nel migliore dei casi, permettono di conoscere qualche altra informazione su questa antica civiltà strada facendo.
Ci sono momenti di misticismo che mi sono davvero piaciuto nonostante facciano uso di cliché già viti, e in linea generale lo sfondo storico appare ben utilizzato in questo ambito con grandi momenti in cui storia e finzione si incrociano in un modo possibile solo per Assassin’s Creed. Il fatto che quei obiettivi principali ruotino, quasi sempre, intorno ad un’indagine, preparazione ed esecuzione di un assassinio permette ai creatori Ubisoft di creare situazioni degne di nota. Operazione che portiamo a termine in luoghi emblematici come terme, une tempesta di sabbia e altri momenti che rimangono impressi nella memoria, come corse di cavalli, combattimenti contro bestie leggendarie e persino battaglie navali in stile Black Flag.
Punto d’inizio
Ci sono molte cose diventate tradizionali nella saga AC che generano sensazioni contrastanti. Una delle più criticate è stato il tradizionale sistema di combattimento, che inizialmente aveva creato scuola per via della semplicità e comodità nel portare a termine manovre spettacolare, ma che è stato messo in dubbio dato che quando eravamo circondati da nemici questi si davano il turno per attaccare. Uno dei punti chiave nei piani Ubisoft per questo capitolo era reinventarlo, e ci sono chiaramente riusciti. Sei un veterano della serie? Sono tanti anni che giochi il marchio e sai i tasti a memoria? Bene, ora puoi dimenticare tutto. Asrhaf Ismail e il suo team hanno ripensato l’utilizzo del controller coscienti che il peso maggiore va al combattimento, e sapendo che la vecchia combinazione dei tasti non poteva creare qualcosa di profondo come volevano.
Il tutorial che si presenta nei primi minuti di gioco è indicativo e abbiamo avuto qualche problema ad abituarci a un cambiamento così radicale del controllo in battaglia. Ma poi ci siamo abituati e lo abbiamo trovato onestamente comodo. Molti probabilmente si lamenteranno, e forse è preoccupante la cura messa nei combattimenti collettivi a danno delle fasi maggiormente stealth.
Eppure, una delle cose che faremo più spesso in Assassin’s Creed Origins sarà proprio combattere, che sia in modalità stealth o caricando a testa bassa, quindi le azioni di combattimento sono importanti nel controller. Ubisoft ha creato un sistema agile che permette di rotolare o contrattaccare in difesa con estrema agilità, e di essere veramente devastanti in manovre d’attacco che ora possono occupare fino a 4 tasti con diverse combinazioni, mischiandoli o tenendoli premuti. Negli spazi chiusi qualche volta la telecamera risulta un po’ scomoda e puntare l’obiettivo è utile solo con gli avversari più forti e solitari, ma possiamo dire che c’è ben poco da criticare.
È un sistema di combattimento ben fatto che permette molte alternative, incluso un range da vicino e uno dalla distanza grazie all’eccellente utilizzo dell’arco, ma anche perché crea dipendenza e offre sfide interessanti con nemici che cercano di circondarci e che attaccano in contemporanea, provano tattiche, cercano vantaggi e si adattano alle situazioni, avendo molti di loro armi e scudi e anche archi, impiegando ognuna di queste armi in base alla situazione in modo dinamico per metterci in difficoltà. C’è qualcosa della serie Souls nella distribuzione dei tasti, ma anche nello spirito, e infatti, sicuramente i veterani della serie From Software useranno tattiche più difensive che diventano imprescindibili se affrontiamo nemici con livello superiore al nostro.
E qui nasce uno dei punti di forza di Assassin’s Creed Origins, l’eccellente integrazione di uno schema basato su livelli con un’esperienza soddisfacente. Il mondo degli RPG Open World si divide in due settori: quelli che impiegano il sistema “auto level”, che permette di esplorare il mondo in libertà sapendo che gli avversari si adattano al nostro livello e quelli che lo dividono in base alle zone in cui è consigliabile andare inizialmente e quelle da cui stare alla larga. Proprio come in The DIvision, anch’esso Ubisoft, il gioco ci informa coi numeri dei livelli sulle teste dei nostri avversari, e con degli eloquentissimi teschi per indicare che c’è una differenza tale da rendere il combattimento impossibile in alcuni casi.
Perché parliamo così bene di questo sistema? Perché l’esperienza sarà emozionante o una sfida in base ai nostri desideri. È vero che ci sono tre livelli di difficoltà, e consigliamo il livello medio, ma ciò che conta davvero è il livello. Mettiamo caso di essere al livello 10, se andiamo per missioni di livello 5 o 6 sarà una passeggiata di salute. Se, invece, scegliamo di fare quelle consigliate per il nostro livello il gioco sarà abbastanza semplice, ma occorrerà adottare alcune precauzioni. Se vogliamo invece giocare delle vere sfide basterà scegliere missioni di un livello o due più alti. A questo punto vediamo l’adrenalina vera, e ci siamo persino “messi in piedi sul divano” (cit.) dopo aver finito una missione o un combattimento a dir poco rischioso. Credetemi, dopo aver giocato per diversi anni non è una cosa che accade di solito.
Alla fine, tutto ciò che facciamo in Assassin’s Creed Origins gira intorno a ottenere punti esperienza. Non esageriamo se diciamo che tutto porta dei punti. Scopri una nuova località? Ecco 25 XP, Uccidi un nemico? Vai coi punti. Completi una missione o “ripulisci” una fortezza nemica? Altra esperienza. Sali su un punto di osservazione? Altri punti. In questo modo miglioriamo i nostri parametri di salute e attacco ogni volta che aumentiamo di livello, ma abbiamo anche un punto di abilità per ogni livello. È diverso per il franchise e un giro inaspettato per il marchio, dando un maggiore senso alla nostra voglia di completare tutto. Black Flag era un videogioco straordinario, ma completare le isole al 100% liberandole dai nemici o trovando i tesori era una questione più aneddotica. Nel nuovo Assassin’s Creed Origins ripulire una fortezza assassinando capitani e comandanti e ottenendo il tesoro non solo offre equipaggiamento che vale la pena di avere, ma ci porta una generosa ricompensa con punti.
Parlando con alcuni compagni del settore sul videogioco ci siamo chiesti se questa meccanica solita dei giochi di ruolo sarebbe stato un aneddoto nella serie o una linea da seguire in futuro: Un punto d’inizio come quello che abbiamo deciso di usare per battezzare questo comparto. La mia sensazione, ovviamente, è che questa piccola rivoluzione segnerà il futuro della serie… e, nonostante abbia detto che il combattimento verrà criticato per aver tolto importanza alle fasi stealth, credo che questi cambiamenti siano un bene.
Un Universo Infinito
In un momento come questo in cui tanti giocatori cercano, a ragione, di sfruttare ogni euro investito in un videogioco, Assassin’s Creed Origins arriva pieno fino all’orlo di cose da fare. Non è solo ciò che abbiamo già detto riguardo alla quantità incontabile di missioni, è che oltre a questo c’è molto da fare e il fatto che il proprio concetto di gioco di ruolo apporta significato e rilevanza gioca a suo favore. È facile che, finito il prologo, sentiremo una certa sensazione di smarrimento quando la mappa si apre dinnanzi a noi. Il nuovo gioco Ubisoft arriva con dimensioni colossali. La parte positiva è che queste dimensioni sembrano essere sempre ben sfruttate.
Che sia ben sfruttato non vuol dire però che sia pieno di cose, ma che sia tutto ben disposto. Ci sono sezioni con un numero di attività esagerato, come le città ad esempio, in cui un calcio a una pietra porta a una missione, eventi random, commercio o fortezze da liberare. Ma ci sono parti come il deserto che sono correttamente riprodotte per la sensazione di vuoto e la colossale scala che trasmettono. Non è che non ci sia niente, può darsi che trovi un tempio da saccheggiare, con alcuni curiosi mini giochi relativi alle stelle o qualche rompicapo o persino qualche mandria di iene che ti metta in difficoltà, ma sono deserti che fanno onore al proprio nome. La parte positiva è che della gigantesca mappa queste sezioni occupano solo il 15% circa, e che sono abbastanza ben distribuite in modo da non doverci passare se non vogliamo. Farlo, ovviamente, è un’esperienza consigliata. Non solo per la sensazione di immersione e quanto sono belli i paesaggi, ma anche perché se ci stiamo abbastanza tempo troveremo un po’ di miraggi che mettono in vista un lato più mistico per il nostro protagonista.
Se ciò che cerchi sono emozioni forti, i pantani o le zone con densa vegetazione sono più attraenti. Soprattutto perché in queste zone c’è tanto da fare. Fortezze nemiche piene di nemici, molte attività e soprattutto una fauna fantastica da cacciare o da utilizzare. La caccia è già stata esibita di Ubisoft in Far Cry dimostrando che con pelli e materiali può elaborare un sistema di crafting molto interessante che qui, anche se in minore scala, è nuovamente presente. Che vuol dire invece utilizzare? Seguendo ancora l’esempio dell’altro marchio, è facile poter usare leoni in gabbia, per esempio, in modo da liberarli nelle fortezze nemiche per seminare il caos. Ma possiamo anche provocare queste situazioni con animali non rinchiusi se siamo abbastanza abili in campo aperto, e inoltre sarà nella norma vedere civili che richiedono in nostro aiuto in seguito ad attacchi dalle bastie. Vedremo spesso cittadini inseguiti da ippopotami se il malcapitato si sarà avvicinato alla loro zona, un marinaio attaccato dai coccodrilli o qualche bestia terrestre che si avvicina a un villaggio per seminare il caos. Come sempre, tutto ciò che faremo in questi eventi random avrà effetti sulla nostra esperienza.
Dalla nostra voglia di migliorare il nostro equipaggiamento o salire di livello dipenderà il nostro interesse nello sfruttare tutto ciò che ancora offre il videogioco. Abbiamo parlato nella recensione di uno schema ripetitivo nelle missioni secondarie dovuto al fatto che, anche se inseriamo tanti modelli, non si può fare in modo che più di 100 si presentino diverse, ma il gioco offre un modo per rimediare. Si, ci sono indagini abbondanti in stile The Witcher III, molte su inseguimento di personaggi e altre sul salvare qualcuno e portarlo in spalla in un luogo determinato. Ma c’è anche la possibilità di andare a caccia per ottenere materiali e fabbricare i nostri miglioramenti, assaltare fortezze per ottenere esperienza e ottenere un buon bottino, oltre a fare scorta di dracme e fama nel Colosseo dei gladiatori diventando un eccellente combattente o partecipare alle corse. Quando guarderai l’albero delle abilità e vedrai le cose spettacolari che possono essere sbloccate e imparate ad alti livelli, inizierai ad avere voglia di ottenere tutti i punti esperienza necessari.
L’Egitto prende vita
La saga Assassin’s Creed è sempre stata un punto di riferimento nel comparto visivo, e lo ha dimostrato anno dopo anno con giochi che rappresentavano i giochi di maggiore impatto nel periodo natalizio. Assassin’s Creed Origins cerca di andare oltre, essendo il terzo capitolo destinato alle console di generazione attuale e sfruttando la maggiore potenza di PS4 Pro e, in particolare, di Xbox One X, su cui abbiamo particolare voglia di vederlo in movimento.
Tutte le virtù tradizionali della saga a livello artistico brillano ancora una volta in uno sfondo spettacolare come l’antico Egitto. Il gioco fa buon uso delle costruzioni e l’immagine di questo popolo, ma anche, perché no, dell’enorme misticismo che aveva un’importanza capitale in questa civiltà e che qui presenta alcuni punti affascinanti che regalano alcuni dei momenti migliori del videogioco. È uno dei giochi in cui maggiormente può essere sfruttata la modalità foto. Inoltre, è una riproduzione particolarmente ambiziosa, dato che non solo si occupa di riprodurre alla grande questa regione con un’interessante ricchezza, ma si concede il lusso di dare qualche spennellata a popoli come quello greco o un Impero Romano che acquisisce una grande importanza nella retta finale del gioco.
Cosa garantisce la versione per Xbox One X? Che tutto ciò che di solito brilla nella serie sia amplificato in Assassin’s Creed Origins. Parliamo di una splendida distanza di visuale, di buona qualità nelle texture e di un miglioramento nel framerate senza problemi in qualsiasi situazione di stress col caricamento dei nemici a schermo. Infatti, elementi che hanno un ruolo importante in altre saghe Ubisoft come il fuoco hanno una presenza importante qui. Non solo perché tecnologicamente siano onestamente ben costruiti, ma perché hanno effetti sul gioco che consentono diverse strategie contro i nemici.
È vero che l’intelligenza artificiale, in linea di massima molto efficiente tenendo conto di quanto sia complicato gestirla in un mondo così aperto, finisce con l’essere imprudente quando il fuoco entra in scena, ma pare un problema a dir poco minore. Stupendi effetti, un’illuminazione molto buona e acqua fantastica con onde curate, rifrazione della luce e persino la dissoluzione del sangue sulla superficie mettono la ciliegina sulla torta in un comparto in cui la vegetazione, per quantità e qualità, sembra la regina del tutto.
Ovviamente la versione per PS4 Pro non può offrire una simile qualità di elementi come il FOV, e subisce un po’ il popping (la comparsa tardiva di alcuni elementi) oltre a qualche puntuale difficoltà nel mantenere il framerate con schermate piene di nemici. Ma le prestazioni sono molto buone.
C’è spazio anche per le scatole di bottino, ma con una presenza aneddotica. Si comprano con valuta in-game, che può essere ottenuta in modo generoso e senza problemi in partita, e offre alcune armi e armature speciali. Ci sono anche abbondanti micro transazioni, che lo stesso gioco presenta come accelleratori di gioco che permettono di ottenere le cose più velocemente in cambio di soldi reali. Ma non c’è niente che non possa essere ottenuto giocando, quindi niente di cui preoccuparsi.
Per quanto riguarda il sonoro, ci sono alcune cose da dire. La musica è di livello buono, con un numero generoso di canzoni ad accompagnarci nelle diverse ore che passeremo sul gioco. Gli effetti sonori si presentano all’altezza di ciò che uno si aspetta da una super produzione di questo livello. Il doppiaggio italiano appare nettamente buono, con ottime interpretazioni in ogni momento. Unica nota dolente la poca varietà di voci e frasi per i civili che ci circondano quando passeggiamo tra le città, che si ripetono spesso.
Conclusioni
Assassin’s Creed Origins è esattamente ciò che aveva promesso. Aspettare un anno per l’avventura di Bayek è valso la pena, e parliamo di un lancio straordinario che riporta il miglior stato di salute al franchise. Con una storia più incentrata e un livello qualitativo meno altalenante per le missioni secondarie parleremo di un gioco perfetto, ma anche così parliamo di un gioco strabiliante che ammette ben pochi dubbi per una delle migliori avventure di quest’anno.