Mesi dopo il lancio di Destiny 2, Bungie rilascia un necessario aggiornamento dei contenuti per mantenere vivo l’interesse dei giocatori. Ecco Destiny 2 – La maledizione di Osiride.
Per la maggior parte die giocatori di Destiny 2, la prima presa di contatto è stata un’esperienza agrodolce. Anche se metteva sul tavolo buona parte delle migliorie necessarie nella formula del gioco, molti fan sono rimasti insoddisfatti con diversi punti dei contenuti e il progresso di gioco. Destiny 2 – La maledizione di Osiride, il primo DLC del gioco, viene lanciato insieme alla seconda stagione con l’intendo di alleviare la monotonia che iniziava a sentirsi nel settore più dedicato della community. Questa volta, andiamo in una nuova località, alla ricerca del leggendario stregone che dà il nome al DLC e per migliorare il nostro personaggio fino al livello 25. Fin qui tutto bene. Ma dobbiamo tenere conto che quest’iniezione di contenuti valutata 20 euro deve assolutamente riuscire a coinvolgere i giocatori per almeno un paio di mesi. E crediamo che si sarebbe potuto fare meglio.
[amazon template=wishlist&asin=B06XWS4CJ3]
Dal punto di vista globale, parliamo di un’esperienza godibile ma breve e poco sfruttata a parti uguali. La storia, che è la prima presa di contatto con l’espansione, può essere completata in appena due o tre ore in base a come la giochiamo. Ogni tanto troviamo qualche buon momento con protagonisti gli spettacolari boss, scenari (quelli che ci portano nel passato e nel futuro sono davvero sorprendenti) e accompagnamento musicale che serve da sfondo a una storia che, possiamo dirlo, lascia un po’ a desiderare. Una volta completata, avremo accesso a una serie di avventure, assalti, nuove mappe e un evento pubblico che invita a rimanere ancora qualche ora e in cui otteniamo un arsenale rinnovato con cui prepararci per la nuova attività protagonista del comparto “endgame”, l’incursione. Tutte queste missioni sono pensate per la rigiocabilità. E tutte presentano lo stesso problema che affligge tutto l’insieme del gioco, che sono le barriere e limitazioni assurde e artificiali per quelli che sono disposti a giocare per rimanere.
Permetteteci di sintetizzare il problema di cui parliamo. Destiny 2 – La maledizione di Osiride è un’espansione, e in quanto tale è pensata per le persone che ancora giocano a Destiny 2 e a quelli che non giocano più, ma vogliono nuovi motivi per tornare. In entrambi i casi, parliamo di giocatori dedicati. Se visitiamo le comunità che compongono questi giocatori e controlliamo le loro opinioni, vediamo chiaramente che più che nuovi contenuti, la maggior richiesta sono motivi per continuare a giocare quelli esistenti. Destiny 2 – La maledizione di Osiride ci dà, in effetti, nuovi contenuti; ma serve a poco se poi possiamo ripetere le operazioni solo una volta al giorno, e le missioni di storia continuano ad apparire casualmente in pack da tre nell’inventario di Ikora Rey. Le armi craftabili fanno parte di un minuscolo segmento dell’espansione, e ancora non possiamo selezionare manualmente che missioni vogliamo giocare quando vogliamo farlo.
Naturalmente, un’espansione sarebbe ben accolta se non fosse perché non solo non risponde alle richieste dei fan, ma restringe l’accesso alle attività di Prestigio a quelli che non hanno i nuovi requisiti di livello che questo DLC apporta e che lascia indietro quelli che per il momento scelgono di non pagare. Il comportamento di Bungie in questo caso ci riporta alla scena di Stranger Things 2 in cui possiamo soltanto compatire Nancy Wheeler quando si sporca il prezioso vestito col punch e nel suo stato cercando di ripulirsi non fa altro che estendere la macchia.
Nuove avventure su Mercurio
Ma finora abbiamo parlato solo dei problemi che questo DLC presenta a lungo termine. La prima volta che lo abbiamo completato ci siamo trovati nel mezzo di un percorso breve, ma piacevole, che ci porta sia in nuovi mondi che in mondi che già conosciamo e che ricevono frammenti nuovi. Visitiamo praticamente tutti i nuovi contenuti nella modalità storia, in un amalgamarsi di missioni variato e interessante. Ci sarebbe piaciuto vedere un’enfasi maggiore nella storia questa volta: non arriviamo mai a empatizzare completamente né a comprendere davvero Osiride e il suo spettro, Saguira, così come non riusciamo a capire pienamente tutto il background del nuovo antagonista vex, Panoptes, sebbene sia lodevole la scommessa su tanti personaggi e nuovi elementi. Sentiamo però la mancanza di un Osiride più misterioso, sinistro e ambiguo come descritto nel primo gioco, e ci sarebbe piaciuto che si fossero presi un po’ più di tempo per parlarci del nemico, di ciò che rappresenta per il mondo di Destiny e che in definitiva avrebbe dato al tutto il protagonismo che merita.
Possiamo però sottolineare un forte interesse nell’offrire missioni varie che mischiano le piattaforme con il combattimento a piedi o su veicoli contro nemici di ogni tipo, non solo contro i vex. I pochi boss che affrontiamo aggiungono un extra di interesse a questo DLC, dato che presentano meccaniche divertenti e che stranamente finora nella serie non erano state esplorate a fondo. Un peccato che lo stesso boss finale della storia sia forse troppo semplice e guidato, perché il combattimento è uno dei più spettacolari della serie. Nuovamente, sentiamo che abbiamo solamente raschiato la superficie di qualcosa con enormi potenzialità.
Una volta completata la storia, troveremo in Destiny 2 – La maledizione di Osiride un repertorio extra di mappe, operazioni, assalti e altre modalità PvE che visiteremo occasionalmente a partire da adesso nell’inventario di Ikora Rey e la rotazione dei nostri elenchi di gioco preferite. Ed è qui che troviamo l’incanto del DLC, nella componente di aleatorietà e varietà che presenta la quasi totalità delle attività. Sia nel nuovo evento pubblico che nelle operazioni aggiuntive che troviamo dopo aver completato la storia troveremo un’interessante componente di generazione semi aleatoria di nemici e frammenti della mappa stessa. Parliamo del Bosco Infinito, un’estensione di Mercurio che possiamo esplorare solo in alcune missioni e che cambia ogni volta che ci entriamo offrendo nuove varietà della mappa e dei nemici al suo interno. L’idea è buona, anche se ce lo si gode solamente durante il percorso delle operazioni eroiche, che hanno modificatori e ci costringono a stare davvero all’erta per ripulire il posto dai nemici.
Buona parte del tempo che dedicheremo all’espansione sarà dedicato a trovare i nuovi set di armi e armature, così come le decorazioni per queste, che si ottengono collezionando alcuni materiali durante le altre attività. In questo nuovo equipaggiamento troviamo la Lente di Prometeo, che con un grave bug è riuscito a rovinare l’esperienza di quelli che entravano a provare le nuove mappe del Crogiolo.
La ciliegina sulla torta è, senza dubbio, la nuova incursione, che ci invita a esplorare una porzione del leviatano del gioco base. La novità qui è che non è propriamente un’incursione, piuttosto una specie di assalto per sei giocatori con meccaniche leggermente più rilassate di quelle che ci aspettiamo di trovare un’incursione. O, almeno, nella prima metà. Come sempre, il requisito di entrare con la squadra formata precedentemente farà arrabbiare più di uno. Presupponendo invece di essere d’accordo con questo, troveremo nel Divoramondi circa due o tre ore di contenuti aggiuntivi fino a quando non prenderemo dimestichezza con i suoi puzzle e piattaforme. Vale la pena di sottolineare che parliamo di un’incursione che si focalizza più che mai sull’agilità e il ritmo. L’unico boss che troveremo ci costringerà a correre, saltare e comunicare costantemente. Eppure, tenendo conto dell’importanza e lo scarso livello di complessità della missione, è difficile determinare se Bungie deciderà di includere altre incursioni nei prossimi DLC.
Siamo di fronte a un’attività divertente, ed è sicuramente più interessante di buona parte dei contenuti finora inclusi nel gioco, ma riesce a dare l’impressione che si tratti più di un’incursione semplificata che altro. E la stessa cosa può essere detta del resto dei contenuti aggiunti. In Destiny 2 – La maledizione di Osiride sono stati fatti grandi sforzi per offrire varietà di contenuti e missioni rapide e rigiocabili, e anche se il percorso è decisamente godibile, pensiamo che probabilmente toccare superficialmente tutti i punti di forza presenti in questo gioco non sia la strategia migliore per il suo futuro.
Destiny 2 – La maledizione di Osiride non è ciò di cui il gioco aveva bisogno per far tornare i giocatori, ma si sforza sperimentando commissioni variate e meccaniche. Le sue brevi aggiunte alla formula del gioco ci lasciano alcune attività e alcune ore di materiali extra, nonché il desiderio di aver trovato un’incursione è una modalità storia più profonde.
Destiny 2 La maledizione di Osiride
Pro
- Boss ben elaborati.
- Una vera prova di forza del talento artistico.
- Mercurio e le sue missioni sono sinonimi di varietà.
- Le operazioni eroiche regalano un bel po’ di ore extra.
Contro
- Anche se le operazioni eroiche sono limitate artificialmente.
- Osiride non approfitta del background del primo gioco.
- Una quantità discutibile di contenuti per il prezzo stabilito.
- Prima delle missioni di Prestigio chi non ha il DLC.